Qualche sera fà sono stato ad un convegno dal titolo “crisi, austerità e finanza” che ho trovato molto interessante e che mi ha dato la voglia di andare in rete e cercare di approfondire alcuni concetti.
Parliamo quindi di disuguaglianze dei redditi. Il rapporto “Fiscal policy and income inequality” del Fondo monetario internazionale ha dichiarato che tale diseguaglianza è cresciuta negli ultimi decenni sia nelle economie avanzate che in quelle in via di sviluppo ed è stata attribuita ad una serie di fattori, come la globalizzazione e la liberalizzazione dei mercati, l’ingresso sul mercato del lavoro di persone meno specializzate e l’aumento del potere contrattuale di chi guadagna di più. Tra le conclusioni del rapporto si legge che un’alta disuguaglianza può essere dannosa per il raggiungimento di stabilità e crescita macroeconomica e addirittura si dice che sia stato proprio l’aumento delle disuguaglianze a scatenare la crisi finanziaria che stiamo vivendo.
L’istituto di Washington spiega che le disuguaglianze sono molto più marcate nelle economie in via di sviluppo piuttosto che in quelle avanzate, dove gli squilibri sono comunque in aumento. Negli ultimi tre decenni, la fetta di reddito in mano all’1% più ricco della popolazione é cresciuto in modo significativo in molte economie, comprese Cina e India. Negli Stati Uniti la quota di reddito in mano al 10% più abbiente della popolazione é salita dal 30% del 1980 al 48% nel 2012, mentre la fetta detenuta dall’1% più ricco della popolazione é aumentata dall’8 al 19%. Il rialzo più marcato si ha per il reddito degli ultraricchi americani, lo 0,1% della popolazione, il cui reddito é quadruplicato dal 2,6 al 10,4%. Se da un lato la richiesta dei jet privati è in aumento, dall’altro il 60% della popolazione vive con meno di 1,25 dollari al giorno.
Le disuguaglianze in Italia esistono o no ?
Ma veniamo alle cose di casa nostra …
La crisi di cui si parla da molto tempo e che non sembra allentare la sua morsa si è accanita sulle famiglie italiane: tra il 2010 e il 2012 il reddito nominale è calato di oltre 7 punti percentuali, la ricchezza di poco meno. La povertà pseudoassoluta – cioè quella condizione poco al di sopra della soglia minima – è salita dal 14% del 2010 al 16% nel 2012.
Ma il dato che fà più rabbia è quello che segue : il 10% delle famiglie più ricche possiede quasi il 50% della ricchezza totale di tutte le famiglie italiane.
Questo dato si evince dallo studio del cosiddetto coefficiente di Gini, di cui personalmente ho scoperto l’esistenza proprio al convegno di cui ho parlato all’inizio. Secondo uno studio commissionato dall’Unione europea “l’Italia è tra i paesi che registrano le maggiori disuguaglianze nella distribuzione dei redditi, seconda solo al Regno Unito nell’Unione europea e con livelli di disparità superiori alla media dei paesi Ocse” …
L’Italia appartiene al gruppo dei paesi del Mediterraneo dove le disuguaglianze crescono rapidamente. L’indice Gini è passato dallo 0,27 negli anni settanta all’attuale 0,34, e ciò che è peggio la ricchezza si è concentrata negli strati sociali più anziani causando un crollo della mobilità sociale.
Il coefficiente di Gini, introdotto dallo statistico italiano Corrado Gini, è una misura della diseguaglianza di una distribuzione. Spesso usato per misurare le disuguaglianze nella distribuzione del reddito, è un numero compreso tra 0 ed 1. Valori bassi del coefficiente indicano una distribuzione abbastanza omogenea, con il valore 0 che corrisponde alla pura equidistribuzione, quando cioè tutti percepiscono esattamente lo stesso reddito; valori alti del coefficiente indicano una distribuzione più diseguale, con il valore 1 che corrisponde alla massima concentrazione, ovvero la situazione dove una persona percepisce tutto il reddito del paese mentre tutti gli altri hanno un reddito nullo.
Io qui mi fermo, ma ti invito a cercare altre informazioni su come è variato negli ultimi anni il coefficiente di Gini in Italia e nel mondo intero, perchè se è vero che c’è la crisi, è anche più vero che la crisi non è per tutti ed allora c’è qualcosa che non funziona …
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